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Don Placido Baccher

L'Apostolo dell'Immacolata

“L’Immacolata (di Placido Baccher) è lavoro del noto e pio artista Nicola Ingaldi, napoletano; è quasi la terza parte del naturale, parte in creta e parte in legno; le
vesti sono di lini benedetti, panneggiati dallo stesso don Placido poi ingessati,
inargentati e dipinti. Sul manto, sulla veste e sopravveste: stelle, fiori e frange
d’oro…. La Vergine sostiene sul braccio sinistro il suo Bambinello, schiaccia la
testa del serpente; il Bambino e la Madre hanno il capo cinto di corone d’oro
tempestate di gemme. È questa la Madonna di don Placido, una bellezza di
Paradiso, una bellezza cui anche Dio apportò splendore!..”

Con queste parole Raffaele Pica provò a descrivere un gioiello assoluto dell’Arte
napoletana: l a Madonna Immacolata.
Posta al centro dell’altare della Chiesa del Gesù Vecchio , si erge dall’alto in tutta la sua maestosità; protetta da una teca in vetro, veglia da due secoli a questa parte sulla più antica Chiesa dell’ordine gesuita mai fondata a Napoli. Chi sa quante volte vi sarà capitato di contemplare estasiati tale meraviglia.

Ma a chi si deve il merito di questo gioiello? E quale incredibile storia si cela alle sue spalle

Correva l’anno 1799 e Napoli, in seguito alla sanguinosissima rivoluzione partenopea, era da poco divenuta una Repubblica. La città, in mano ad un governo provvisorio, versava in condizioni di totale agitazione; da subito fu attuata una durissima repressione da parte di
repubblicani e filofrancesi contro chiunque fosse sospettato di fedeltà al re. Fiumi di sangue colavano in ogni angolo di strada, i morti si contavano a migliaia.
Un giorno, un certo Placido Baccher , un giovane dall’animo gentile e un pò ingenuo, accusato gravemente di fedeltà al re, alla tenera età di diciotto anni si ritrovò rinchiuso nelle carceri del Tribunale di Castel Capuano insieme a migliaia di sventurati, in attesa della sentenza di morte.
La sfortuna ricadde sull’intera famiglia; suo padre, Vincenzo, era già stato esiliato, mentre nulla fu possibile per gli altri due fratelli, Gennaro e Gerardo, giustiziati il 13 giugno 1799 da un plotone di esecuzione.
La sera precedente il giudizio Tribunale, il giovanesto per le suo animo era forte per la
Madonna che fin da bambino accompagnavano la sua esistenza.
Domani è sabato – disse mentre recitava il santo rosario – questo giorno non mi può arrecare sventure perchè è il giorno della Madonna, giorno delle divine misericordie…”.
Fu cosi che, una volta addormentatosi, accade qualcosa di straordinario ; al giovane, infatti, comparve in sogno la Madonna con parole colme di speranza:
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Confida, figliuolo; domani sarai liberato da questo orrido carcere. Tu però dovrai
essere mio e sarai chiamato in una delle principali chiese di Napoli a zelare le glorie
del mio immacolato concepimento”.
Il mattino seguente, il ragazzo giunse al Palazzo Reale, dinnanzi ai giudici che lo guardavano tutti stupiti, tanto increduli nell’arresto di un giovane dall’aspetto così innocuo e assolutamente incapace di compiere alcun male, che il Tribunale subito ordinano la scarcerazione.
La Madonna Immacolata lo aveva salvato ! E ancora si salvò, quando, poco dopo, fu emesso per errore un altro ordine di cattura nei suoi confronti; per sfuggire nuovamente all’arresto, Placido si dovette calare con una corda in un pozzo, ma per errata manovra finì sul parapetto di una loggia, spaccandosi la testa.
Uscito finalmente da un incubo e da quell’orribile carcere, Placido si ricordò della promessa fatta in sogno alla Madonna. Il 31 maggio 1806 divenne sacerdote nella
Chiesa di S.Lucia al Monte e poco tempo dopo, nel 1811 , i suoi superiori lo nominarono
rettore della Chiesa del Santissimo Salvatore, meglio conosciuta come Gesù vecchio.
A quel tempo la Chiesa era abbandonata da diversi anni, e perciò, dal giorno della sua nomina, don Placido si diede un gran da fare per riportarla allo sfarzo di un tempo; profuse tutto il suo patrimonio restaurando i marmi, i bronzi, gli arredi sacri; trasformò la chiesa in un attivissimo centro di culto mariano, favorì la devozione dei santi fondatori, presto divenne una delle chiese più frequentate da mercanti, popolani, aristocratici, stranieri di passaggio e persino dalla Corte reale.
Re Ferdinando II si recava spesso in compagnia della Regina e la corte nella basilica del Gesù Vecchio in visita al reverendo: si racconta che gli incontri avvenissero nel centro della Basilica, e che il re e don Placido si inchinavano reciprocamente incerti se dovesse prevalere la maestà o la santità.
Ma tutto ciò non era ancora abbastanza secondo Don Placido, quasi sentisse la mancanza di una Regina in quella sua bellissima Regia. Fu allora che gli venne in mente la Madonna!
Don Placido desiderava realizzare una statua della Madonna, rappresentandola proprio come gli apparve in sogno quella sera, e affidò questo delicato incarico all’artista napoletano Nicola Ingaldi . Un capolavoro assoluto di labor limae: la Madonna e il Bambino reggono nelle loro mani la corona di un Rosario, e ai piedi della Vergine, sul globo, simbolo del mondo, si fa strada un corposo gruppo di teste di angeli; a destra ea sinistra, poi, altri due angeli recano nelle mani un giglio ed una stella, a destra, e uno specchio ed una rosa, a sinistra.

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