Keeping Our Church Running Smoothly
Un angolo di Paradiso nel cuore del centro antico di Napoli.
Se vi trovate dalle parti di piazzetta Nilo, scendete per via Paladino ed entrate nella chiesa del Gesù Vecchio. Ammirate i dipinti di Marco Pino, Francesco Solimena, Francesco De Mura; ma poi aprite il cuore alla commozione dei fedeli e lasciatevi incantare dalla creatività di Don Placido, i cui resti sono conservati nel corridoietto alle spalle dell’altare. Chiedete al sacrestano di condurvi al presepe, dove riconoscere i volti dei devoti dell’epoca… vi racconterà di come l’abito della Vergine Assunta sia il vestito di nozze di Maria Cristina di Savoia e le dolci storie legate alla meravigliosa Madonna del Rosario, a dimensione naturale, ornata di argenti, coralli e fili d’oro…come quella in cui rimproverò dolcemente Don Placido, perché nella fretta di celebrare messa aveva dimenticato di salutarla.
Interno della Basilica
La chiesa cinquecentesca fu parte del Collegio dei Gesuiti, oggi sede di alcune facoltà dell’Università Federico II di Napoli. Per i napoletani si tratta anzitutto della chiesa della Madonna di Don Placido, il fervente sacerdote in odore di santità che la resse dal 1806 fino alla sua morte nel 1851, compianto e venerato da sovrani, vescovi, papi, santi, peccatori e tutto il popolo napoletano.
Erano tempi spietati, quelli in cui Don Placido maturò la sua vocazione. Il suo stesso cognome, Baccher, riporta alla memoria tragici eventi della Rivoluzione napoletana del 1799.
Placido allora diciottenne, fu imprigionato nei fetidi meandri delle carceri della Vicaria e passò lì circa due mesi, finché la Vergine Immacolata non gli apparve a preannunziargli la libertà e il futuro da sacerdote. Ed è quella stessa apparizione che si palesa agli occhi dei visitatori che varcano la soglia del Gesù Vecchio, materializzata sotto la guida di Don Placido.
L’organo monumentale
Una volta liberato, il giovane Baccher iniziò il suo percorso apostolico diffondendo il culto di Maria nella duplice veste di Immacolata e Madonna del Rosario; diventato rettore della chiesa, profuse il suo patrimonio per il restauro dell’edificio, allora in stato di abbandono, e per la creazione di un’adeguata scenografia per la sua Immacolata in trono.
Entrando nel Gesù Vecchio, pur spettacolare nel suo apparato barocco, ciò che attira di più l’attenzione è la luminosità avvolgente dell’area absidale, dove uno sfolgorio di lampade, ori e bagliori riflessi riproduce la radiosità della celeste visione. Alle spalle dell’altare due gradinate semicircolari salgono verso la statua dell’Immacolata. Dieci angeli reggi-candelieri seguono il sinuoso andamento delle scale, indicando la via ai pellegrini.
Tra colonne, tralci di viti dorate e finti tendaggi, lo spirito di Don Placido ha lasciato un imprinting indelebile… è difficile non lasciarsi suggestionare dall’atmosfera carica di meraviglia, mentre i fedeli salgono a salutare la Divina Madre.
Il nostro Don Placido, che rese il Gesù Vecchio centro di un perenne Giubileo, incarnò lo spirito visionario e fantasioso dei napoletani e la loro fede carica di confidenza col sovrannaturale.
Vicino al popolo nello spirito e nel soccorso materiale (in occasione del colera del 1836 correva da un capo all’altro della città, coordinando squadre e inviando medicine e biancheria!), con le sue prediche seppe incutere rispetto reverenziale anche tra i membri delle alte gerarchie civili e religiose. Operò in una stagione in cui il dibattito sul concepimento immacolato di Maria produceva trattati teologici in quantità e anche grazie a lui Napoli fu il centro propulsore delle iniziative che avrebbero portato alla proclamazione del dogma dell’Immacolata Concezione (1854).
Da Don Placido, quando si trattava di convincere anime alla retta via, non sapevi mai cosa aspettarti! Era in grado di coinvolgere chiunque grazie all’ardore dei suoi discorsi e alle sue trovate, con cui rendeva plasticamente i misteri del soprannaturale. Neanche Santi e Madonne seppero resistergli…
Si diceva che la sua Madonnina, appena esposta sopra l’altare, aprì gli occhi come li si vede ora, da socchiusi che erano. “A guardare il suo popolo” fu il commento del sacerdote. Il sangue di S. Luigi Gonzaga si scioglieva alle sue preghiere avanti agli occhi di chiunque. E tutti sapevano di un giovane dissoluto, che recatosi a baciare la statua di Maria Bambina in culla, durante le celebrazioni per la Natività di Maria, si sentì toccare da una manina e cambiò vita. La statuina, come la scenografica celebrazione, era stata chiaramente voluta dal nostro Baccher. Durante un’altra festa della Natività, Don Placido chiese a due sacerdoti di dispiegare il manto della Madonna e ci si rifugiò sotto, invitando con parole infuocate i fedeli a fare altrettanto. Forse non è un caso, se tra i suoi fervidi ammiratori si contavano una sorella di Antonio Petito (il famoso Pulcinella) e la madre, Donna Peppa del teatro di piazza Mercato.
Con riti e tributi di devozione il rettore del Gesù Vecchio faceva rivivere quotidianamente gli innumerevoli santi in cartapesta, che a turno assurgevano agli onori del palco, ossia del presbiterio. Alcune di quelle statue di Santi e Madonne sono oggi presenti in sacrestia, a volte così reali coi loro occhi di vetro, le parrucche di capelli veri, i gioielli e l’aura di devozione di cui sono impregnate.
Non mancano figure presepiali a grandezza naturale, per le quali Don Placido scelse le fattezze dei suoi più cari devoti. Alcune risalgono al ‘700 e furono da lui recuperate dal dismesso convento di Donnalbina.
La fama della Madonnadi Don Placido fu tale da meritare nel 1826 l’incoronazione, nonostante le mancasse l’attributo della vetustà.
Era la conclusione dell’Anno Giubilare, prorogato ed esteso a tutto il mondo cattolico, quando l’immagine mariana fu riconosciuta ufficialmente come la più celebre del mondo per miracoli e devozione di popolo tra i suoni di tutte le campane della città e il rimbombo dei cannoni sparati a salve dai castelli. La Vergine apprezzò talmente da illuminarsi e sussurrare al rettore del Gesù Vecchio: “Beati i sacerdoti che celebreranno al mio altare e beati i fedeli che vi faranno la comunione nel sabato seguente alla mia incoronazione”. Prese così avvio la ricorrenza del Sabato Privilegiato. In questo sabato, che è quello successivo al 30 dicembre.
Da allora, sono trascorsi quasi due secoli, e la tradizione del “Sabato Privilegiato” continua ancor oggi; sembra che il tempo si sia fermato, tutti accorrono numerosi, anzi numerosissimi, oggi come ieri, dall’alba al tramonto. È una giornata che la città non trascura, nell’ antica tradizione napoletana, una grande festa liturgica e di popolo: appuntamento a cui “non si può mancare”. Nel Sabato Privilegiato una processione che dura un giorno intero, che coinvolge tutte le vie limitrofe alla Basilica. Di generazione in generazione, un culto che viene tramandato e rispettato con fede e convinzione. Una folla di fedeli come un fiume in piena, e la Chiesa con le porte di entrata spalancate per facilitarne l’ingresso. Una volta nella Basilica, tutti in silenziosa, raccolta, lenta processione verso la scala che porta davanti alla Madonna, in un procedere che più che un dovere è un vero bisogno di ognuno. La si guarda, La si prega, si invocano grazie e intercessione, ma anche per ringraziare per una malattia guarita, per un figlio nato, un matrimonio realizzato, un lavoro trovato, una pace fatta, in un elenco infinito di “fatti”, in ciò che più che una preghiera diventa un vero e proprio colloquio personale e intimo con la Madonna. Tutta Napoli, in un sol giorno, nella Chiesa del Gesù Vecchio, con lo sguardo rivolto verso l’alto, sopra l’altare maggiore, dove è racchiusa la scultura dell’Immacolata, appartenuta a don Placido. Commossi e partecipi, nella Fede e nella speranza.
What People Say
I love attending this church! I enjoy coming together for worship and events with our big believing family. I have felt my personal growth and strength in serving people making this world a better place.
Nick Jones
Our Grace-church is really wonderful and amazing. The practice of giving is awesome and brings results. I ask everyone who isn’t indifferent to donate and take part! God bless you all!
Anna Gordon
My husband and I come here every Sunday. The church’s atmosphere is nice, inspirational and devout. Many good and kind people pray here. I recommend joining us with your entire family.